Quest’estate ho letto moltissimo: cosa puoi fare con un pancione grosso come una mongolfiera, un caldo incredibile e gambe gonfie e doloranti? Avevo anche il terribile sospetto che, una volta arrivato Gozzillino, non mi sarebbe stato più concesso un attimo di pace e che la lettura sarebbe stata spazzata via dalla mia vita così come tutto il resto (in realtà così non è stato, per la lettura) quindi leggevo 3 libri alla settimana in una sorta di ansia da privazione.
Tra i vari libri che ho letto, grazie a questo podcast di Michela Murgia, c’è stato “Il racconto dell’ancella” che ha portato subito dopo a “Ragazze Elettriche” e poi a “Vox”. Ho così scoperto l’esistenza delle distopie al femminile, o per meglio dire femministe dato che mettono in luce la disparità di diritti e trattamenti tra uomini e donne: non ho letto questi libri come se fossero dei romanzi ma come se parte del mio cervello si aprisse e mi rendessi finalmente conto di certe cose, normali nella nostra vita, che sono in realtà agghiaccianti.
“Il racconto dell’ancella” mi ha insegnato che un tempo, e ancora oggi in certi luoghi del mondo, ci sono uomini che credono realmente che le donne esistano per essere a loro disposizione e che siano serve, oggetti di divertimento, uteri da fecondare. Mi ha colpito il punto in cui il comandante dice alla protagonista (che è poi la sua ancella) che la matematica non è per le donne, lei chiede perché è lui risponde: “Per una donna 1+1 non fa 2, fa 1+1!”. E ci crede davvero, nonostante solo fino a pochi anni prima le donne si laureassero e facessero ogni tipo di lavoro. Questo mi ha fatto guardare alla politica con più interesse, mi ha fatto rizzare le antenne quando ho sentito che venivano modificate le leggi sull’aborto in USA e mi ha svegliato un po’ sul fatto che ci sono molti paesi in cui il colpo di stato raccontato nel libro succede veramente.
“Ragazze Elettriche” mi ha colpito per l’impotenza fisica davanti a un’aggressione che caratterizza noi donne, e che è poi il metodo ultimo per umiliarci. Il fatto che improvvisamente tutte le donne possano lanciare scosse elettriche le mette in una condizione di supremazia tale che evidenzia la disparità che c’era prima. Mi ha fatto arrabbiare, e restare arrabbiata a lungo, il fatto di rendermi conto in maniera più forte che come donna ho più probabilità di essere aggredita, che nell’aggressione è probabile che non esca solo senza portafoglio e con qualche ammaccatura e che io, in quanto statisticamente più debole dal punto di vista fisico, ho meno possibilità di difendermi. Ma anche che agli uomini viene insegnato (così come poi avviene alle donne nel libro) a essere aggressivi, a esserlo anche per gioco, e poi ci stupiamo se qualche deviato ne approfitta. La fine del libro, il modo in cui la storia viene manipolata, l’ho trovato particolarmente illuminante.
In “Vox”, che ho amato meno rispetto agli altri e che non è minimamente paragonabile, ho notato come alcuni uomini si adattino bene allo status quo e, ancora di più, ci si accomodino proprio. Il fatto che tutte le donne, anche le bambine, non possano dire più di 100 parole al giorno (pena una scossa elettrica sempre crescente) è un problema per i loro mariti, figli, amici ma alla fine la loro reazione è qualcosa di simile a “sì, vabbè, dobbiamo conviverci“. Perché a loro questo non tocca e quindi è semplicemente un problema, non una violazione sconvolgente. Il libro mette in luce il fatto che chi gode di un privilegio fa molta fatica a rendersi conto dei problemi di chi quei privilegi non li ha e che lottare per una causa giusta ma che in fondo non cambia radicalmente la tua libertà è più difficile e meno motivante, anche se tocca chi ami. Mi ha colpito anche la facilità con cui vengono plagiati gli adolescenti, cosa su cui sono d’accordo, anche se ovviamente non sempre.
Perché vi racconto di questi libri? Perché, come donne, quello che indossiamo, quello che desideriamo indossare, il rapporto con il nostro corpo è influenzato dalla società, dal ruolo che abbiamo (e che ci hanno affibbiato) in essa e da quello che vogliono farci avere in futuro. Quindi non si può liberare la nostra testa dai pregiudizi che abbiamo sul nostro corpo senza riflettere su come la donna e il suo corpo sia stato usato nel tempo.
Spero che questo tipo di contenuti un po’ più impegnati è un po’ più femministi vi interessino, se è così fatemelo sapere nei commenti perché ho letto altri libri su questo tema e vorrei parlarvene. Che libri avete letto su questi argomenti?