Un po’ di tempo fa una lettrice mi ha sollecitato un post sulle tute, fashionisticamente dette jumpsuit, argomento che avevo evitato come molti bambini fanno con i broccoli. Ma quando una di voi mi sollecita ad affrontare un argomento non voglio tirarmi indietro, lo appunto sul moleschine dedicato al blog, e ci rimugino quando trovo un articolo sul giornale o ne vedo qualche esempio per la strada. Sull’argomento però le idee latitavano, o meglio ci sarebbero anche state se io non mi fossi lasciata bloccare dal pregiudizio e la diffidenza. Per mia fortuna poco dopo è giunta una interessantissima proposta di collaborazione proprio sull’argomento che mi ha costretto a studiare questo capo e rompere gli indugi. Di questa collaborazione vi parlerò quando sarà terminata, ma vi prometto che vi piacerà e credo che sia stata molto importante per migliorare la mia esperienza.
Torniamo a noi e parliamo di tute. “Tute intere, pratiche, un capo unico che ci si infila ed si è subito pronte, versatile che dona per la sua morbidezza…” Quante volte avete letto questa descrizione? Sappiate che stavono proprio cercando di vendervela.
Mi sono documentata un po’ ma ho trovato solo il blog Trama e Ordito che faceva un’analisi ragionata della tuta, pur affrontando l’argomento dal punto di vista sociologico e storico, ci spiega come mai la tuta non sia mai stata un capo popolare, soprattutto quella dedicata alle donne.
Guardiamo però dal punto di vista della vestibilità come mai la tuta è tutto fuorché pratica versatile ed adattabile ad ogni fisico.
Per prima cosa infatti c’è un problema intrinseco nel modello che lo rende poco adattabile. Il fatto che sia un pezzo unico cucito sotto il cavallo fa si che non possa andare fisicamente bene a tutte. Infatti non siamo, come l’industria della moda vorrebbe farci credere, tutte standardizzate con una misura di busto media che aumenta proporzionalmente con la taglia. Ci saranno donne magre con busto lungo, donne formose con busto corto e alle prime la tuta sarà corta, alle seconde lunga. A differenza di un vestito che se troppo corto risulta solo un po’ più osé, la tuta corta non la si può proprio portare, salvo che scivoli dal seno se senza spalline o che crei l’antiestetico zoccolo di cammello (o di gnu come lo chiamano nell’inquietante Weather man).
Questo è il primo problema che la rende già di per se poco adattabile, per analizzare gli altri dobbiamo dividere le tute in tre famiglie: le tute con pantaloni lunghi, le tute con pantaloncini corti, e le tute che tute non sembrano affatto.
Le prime sono le più pubblicizzate e le meno utilizzate. Ditemi avete mai visto qualcuno per strada con una tuta intera lunga? Caso strano le indossano solo le celebreties che alle loro spalle hanno un team di stilisti che consiglia loro come abbinarle. La difficoltà sta nel trovare l’occasione per metterle, solitamente una serata elegante ma non formale, abbinarci gli accessori giusti, che la impreziosiscano ma senza esagerare, e poi trovare il modello che si adatti alla propria forma.
Inutile dire che questo tipo di modello che molto spesso non evidenzia la vita dona di più alle rettangolo. Pere e clessidre sono penalizzate dalla scarsezza del punto vita e dalla presenza di pantaloni che molto spesso sono aderenti o stretti in fondo. Nel caso riescano a trovare un modello a palazzo con punto vita un po’ più segnato e uno scollo decente possono sempre provare ovviamente.
Le mele e le triangolo invertito invece sono penalizzate dal nascondere le gambe e dal fatto che un capo della taglia giusta per le gambe difficilmente andrà bene al torace e viceversa. Giusto le triangolo invertito con poco seno hanno qualche chance in più.
Ora pero mi direte: “Ma come, abbiamo letto che la tuta essendo un pezzo unico slancia, non è vero?”
Certo che è vero e stavano sfruttando il suo unico pregio per vendervela, infatti questo effetto slanciante dato dal pezzo unico si perde se la stoffa non è monocolore e si può ottenere facilmente con uno spezzato dello stesso colore.
Le tute con i pantaloncini corti tipo shorts sono ancora più difficili da mettere ma almeno hanno un loro perché. Se infatti l’idea è indossare qualcosa di fresco ma al contempo che mi permetta di fare la ruota su un prato e guidare una moto da cross(giusto due delle poche cose che non si possono fare con la gonna) la tutina ha un suo perché.
I problemi di taglia e di forma persistono. Il punto vita difficilmente è marcato e c’è anche la difficoltà degli shorts. Anche in questo caso la presenza del punto vita basso favorisce rettangolo ma anche mele. Anche le triangolo invertito se trovano una taglia che vada bene a torace e bacino possono indossarle. Pere e clessidre, sono ovviamente penalizzate di nuovo. Quelle che non temono più molto sono le mele che potranno mostrare le loro gambe e saranno aiutate dal punto vita basso.
Infine ci sono le tute che tute non sembrano perché i loro pantaloncini non sono altro che una gonna pantalone. Questi modelli sono molto più femminili e variati, ci sono anche molti modelli che enfatizzano la vita e scendono morbidi sui fianchi e altrettanti che possono accogliere seni prosperosi. Forse mi piacciono tanto di più perché assomigliano più ad un vestito, ma non dimentico i loro difetti. Infatti il problema originale della taglia in base alla lunghezza del busto rimane e a seconda del tessuto gli shorts che non sono più così short possono sembrare una gonna a meta coscia. Per scegliere il modello giusto tra questi basta applicare le stesse regole degli abiti.
Nel mio armadio per ora non c’è nessuna tuta ma se ci fosse sarebbe senz’altro di questa tipologia. Voi ne avete mai comprata una?