Era pieno agosto: io ero spiaggiata con il mio grosso pancione sulla sdraio a leggere, a far passare il tempo in attesa che arrivasse Gozzillino e a non far gonfiare troppo le gambe. Mentre scorrevo il feed di Instagram mi capita sotto gli occhi una foto di Miria @PlusKawaii che annuncia l’inizio di una challenge che riguarda i colori. Si chiama #CurvyColorChallenge e funziona così: ogni mese lei annuncia un colore – siamo partiti con il bianco e adesso siamo arrivati al verde, passando per il giallo, il rosa, il viola, il rosso, il marrone e il blu – e con quel colore lei realizzerà un outfit monocromatico mentre chiunque può partecipare pubblicando una foto in cui utilizza quel colore oppure aggiungendo l’hashtag ufficiale a una vecchia foto. Appena ho visto la challenge e ho scorso il feed dell’hashtag (anche due mie clienti hanno partecipato) ho subito pensato che fosse una delle iniziative di cui volevo assolutamente scrivere e che, a distanza di un po’ di mesi e di colori, avrei chiesto il permesso a Miria per farlo. E quindi eccoci qui a parlare di colori, di curvy e, sì, anche della difficoltà di reperire capi colorati per chi indossa taglie sopra la 46.
Cosa ti ha spinto a lanciare la CurvyColorChallenge?
Ho deciso di lanciare questa iniziativa per una personale voglia di giocare un pochino di più con i colori, che amo: stavo sistemando le mie scarpe e mi sono accorta di avere il classico modello a ballerina a punta in praticamente tutti i colori dell’arcobaleno e mi sono chiesta “Riuscirei a vestirmi con un solo colore dalla testa ai piedi?”.
Volevo che fosse per me una sfida stilistica e creativa, ma non volevo che fosse fine a se stessa: così ho pensato che poteva essere un ottimo modo per fare community, dare la possibilità a chi mi segue di condividere i propri outfit per spingersi un pochino fuori dai vari schemi mentali (quante volte abbiamo detto “No, con il tal colore non mi vedo bene!”) e allo stesso tempo abituarci a vedere i look, gli outfit, gli abbinamenti e le foto di altre persone come noi.
È così frequente che le persone commentino o critichino chi è vestito con colori molto sgargianti? Cosa rispondi se e quando ti capita?
Devo dire la verità, nella mia esperienza non è molto frequente; anzi, spesso mi è capitato di ricevere complimenti proprio quando indossavo capi colorati e sgargianti abbinati insieme.
Secondo me non c’è un vero e proprio “stigma” legato a chi si veste con i colori sgargianti, ma semplicemente la gente preferisce non farlo per evitare di richiamare troppo l’attenzione su di sè o per personali pensieri legati a pregiudizi del tipo “Col bianco sembro l’omino Michelin”, “Con il rosso sembro il Gabibbo”, “Se mi vesto di giallo sembro il sole” e così via.
In italia più che in altri stati c’è l’idea che se non sei magra devi in qualche modo nasconderti, anche non attirando troppo l’attenzione. Trovo che la tua challenge sia uno dei modi tramite cui possiamo ribellarci a questo stereotipo. Pensi di portare avanti questo tipo di ribellione al termine della challenge? Come?
Assolutamente si, è uno dei motivi per cui ho iniziato e vorrei continuare a dare l’esempio e spingere sempre più persone a uscire dai propri schemi mentali su cosa una persona possa o non possa indossare.
Continuerò di sicuro con l’esempio in prima persona, ma mi piace molto l’idea di community e di rappresentazione di diverse persone che questa challenge sta portando; avrei una mezza idea di continuarla con altri temi, come ad esempio le fantasie o determinati capi.
La scelta dei vestiti per chi indossa taglie sopra la 46 è sempre scarsa, sia come modelli ma soprattutto come colori: hai dei siti di riferimento dove riesci ad avere più scelta?
I miei siti on-line preferiti sono senza dubbio Asos, Zalando e Bonprix per l’ampia scelta di modelli e stili e per i resi gratuiti (comodissimi in caso di acquisti on-line), mentre per quel che riguarda i negozi fisici vado spesso da Kiabi e da Primark. Cerco comunque di scovare e provare vari marchi, spesso cercando anche tra realtà più artigianali e, quando posso, scrivo delle piccole recensioni della mia esperienza sul blog, le ho raggruppate tutte in una pagina che è in costante aggiornamento.
So che tu non solo cuci alcuni dei tuoi vestiti ma pubblichi anche dei DIY per spingere altre donne a fare lo stesso, questo ti da ovviamente più libertà e fa uscire di più la tua creatività. Cosa ti ha spinto a iniziare a cucire e cosa a pubblicarne i risultati?
Ho iniziato a cucire perchè mi ero appassionata a una moda giapponese, chiamata Gothic Lolita, e per me era praticamente impossibile trovare vestiti in questo stile perchè erano molto costosi e, soprattutto, non vestivano la mia taglia.
Col tempo poi ho perso interesse per quello stile ma è rimasta la voglia di cucirmi capi particolari, se non altro per poter scegliere stoffe, fantasie e colori che sento più miei e che magari non trovo nei negozi normali.
Non so creare cartamodelli per cui cucio utilizzando quelli commerciali che trovo in siti o riviste dedicate, oppure ricavandone di molto semplici utilizzando capi che già posseggo: è stato proprio questo che mi ha fatto realizzare che in realtà cucirsi capi basici è molto più semplice di quel che sembra e bene o male alla portata di tutti.
La challenge ha avuto molto successo, basta guardare il bellissimo feed colorato che appare appena cerchiamo CurvyColorChallenge su Instagram. Pensi che abbia dato un po’ di coraggio alle donne che ti seguono, non solo di indossare i colori ma anche di fotografarsi?
Penso, spero, di si! Mi è arrivato qualche messaggio in cui mi veniva proprio detto che la persona si era sforzata a postare una foto a figura intera perchè era una delle cose che io sprono a fare in questa challenge; ho notato che postare il selfie spesso è molto più facile che postare la figura intera e secondo me è un peccato limitarsi così tanto.
E infine una domanda leggermente diversa: come sempre possiamo ascoltare ed empatizzare con chi ha delle difficoltà diverse dalle nostre, ma è difficile mettersi completamente nei panni dell’altro e a volte si ha anche paura di dire involontariamente qualcosa di sbagliato. Chi vuole essere un Alleato nella lotta alla Grassofobia ma non ha vissuto le discriminazioni e le esperienze di chi è Curvy o Plus Size, oppure le ha vissute solo in minima parte, cosa dovrebbe fare e non fare?
So che forse sembra un po’ arbitrario ma secondo me la cosa fondamentale è ascoltare e dare per quasi certa l’opinione di una persona grassa su questioni che hanno a che fare con la grassofobia o con il body shaming: spesso se certe cose non si sono provate sulla propria pelle non si possono capire, e in questi casi bisogna accettare ciò che viene detto da una persona che queste cose le ha vissute. Non ribattere con dei “Secondo me”, “Non hai capito le mie intenzioni ma” oppure “Guarda che ti sbagli”.
E in un secondo momento, quando si è più consci di cosa sia la grassofobia e ci si accorge di essere “allenati” a riconoscerla, mettersi per primi a contrastare comportamenti grassofobici: spesso il sostegno migliore arriva proprio da chi non è vittima in prima persona di questi comportamenti discriminatori. Anche fornire la propria voce per ampliare quella di chi si occupa di Body Shaming aiuta, magari condividendo articoli, letture, osservazioni fatte da chi queste discriminazioni le sta combattendo in prima persona.
Ringrazio tantissimo Miria per aver risposto alle mie domande, mi piacerebbe molto in futuro approfondire il tema della grassofobia, anche se ne ho già accennato parlando di Thin Privilege e di Pancia-fobia, ma vorrei farlo proprio come suggerisce Miria: facendo parlare qualcuno che queste discriminazioni le ha vissute più di me. Perché per quanto io possa essere considerata grassa rispetto al modello di riferimento di fisico “perfetto” o per quanto mi vedessi o sentissi grassa, non ho vissuto le stesse difficoltà di chi è curvy o plus size. Vi piacerebbe un post su questo tema? Chi vi piacerebbe intervistassi qui sul blog?