È stato molto bello leggerlo alle altre ragazze, assolutamente non infastidite dal fatto che io mi impappinassi ogni tanto a causa della mia dislessia, che hanno riso a qualche battuta e sono state attente ad ascoltare. Era la prima volta che potevo assistere alla reazione di qualcuno che legge quello che scrivo ed è stato davvero bello. Bello è stato anche leggere quello che hanno scritto le altre, specialmente Gabriella che aveva pescato il mio ricordo, il mio primo Natale con mio cugino di un mese tra le braccia, e ne ha fatto un prequel.
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La sera ho toccato il letto e sono svenuta con il libro in mano, è stata una giornata pesante, ma ne è valsa la pena, come in un puzzle da diecimila pezzi oggi ne ho aggiunto un altro a comporre il mio carattere, a trovare me stessa in tutte le mie sfaccettature. Quel pezzo è venuto fuori da solo, quando dal vuoto totale ho sentito l’urgenza di riempire la pagina dell’ipad, senza nemmeno fermarmi un attimo. Quando rileggendo ad alta voce e impappinandomi, le ragazze hanno riso non di me ma delle mie battute E ad ascoltare Irene che mi spiegava come fosse importante essere se stessi quando si scrive e andare a fondo tirando fuori qualcosa di noi. Vorrei solo essere più vicina e poter seguire il suo corso di Scrittura creativa, dato che dopo che sono uscita di lì ho solo desiderato “buttare la mia laurea e vivere solo di parole!” come canta Antonello.