Non fraintendetemi, a me piace il tartan, mi è sempre piaciuto. Tranne forse quando mia mamma mi portava ad acquistarlo in un negozio fasciato di moquette, la gioia degli allergici!
Quest’anno il tartan però va di moda, ve n’eravate accorte? Ogni fashion blogger non può farsi trovare priva di un capo tartan e questa è anche una cosa utile di modo che ci possa dare l’idea di come indossare un capo così particolare.
Il fatto che vada di moda però fa si che non solo i negozi ispirazione UK lo vendano, ma ogni catena dalla più low a quella più high lo proponga. E qui il rischio c’è, perché c’è tartan e tartan, e quello brutto è proprio brutto. Il bello del tartan è che ha talmente tante gradazioni che può accontentare molti gusti, ma quello brutto (e intendo universalmente brutto, non che non è di vostro gusto) non lo riconoscete dal “clan” ma da altri due fattori:
- Il tessuto: io sono un po’ tradizionalista ma il tartan secondo me deve essere in lana, o sembrarlo. Se è tartan stampato sul nylon, o di una viscosa sottile quasi “croccante” potete star sicure che tanto bello non sarà.
- Il colore: non so se ci avete mai fatto caso ma i colori sono più spenti, più grigi, più finti, più tristi. Accade con certi abiti low cost che risparmiano anche con la tinta.
- La riga nera sottile e poco fumata: il tartan brutto presenta questo binomio, oltre ad un colore spento, la riga nera che fa la trama è molto sottile, ravvicinata in alcuni punti e molto larga in altri.
Se trovate questi tre elementi siete in presenza di un tartan brutto, la cosa non è irrimediabile, il tartan brutto ha una resurrezione se lo abbinate in stile punk: con anfibi, chiodo e borsa con le borchie prende quella sua caratteristica triste e spenta e le da carica.
Dato che è un trend di stagione abusato al più presto pubblicherò un post per come abbinarlo, senza sembrare né William Wallace né uscite dal punk anni 70.