Ho sempre avuto il sentore, anzi la certezza, che ci fosse un sistema più grande di noi che desiderava che le persone, le donne in particolare, fossero sempre a dieta. E che quando non lo fossero pensassero di doverlo essere.
Il fenomeno è davanti a tutti: quante volte avete parlato di alimentazione, dieta dimagrante, peso e prova costume con le vostre amiche o colleghe? Quante volte quello che mangiate o dovreste mangiare ha dominato la conversazione a un tavolo a maggioranza femminile?
Io lo noto di più oggi che cerco di eliminare i diet talk dai miei argomenti di conversazione. Mi rendo conto di avere amiche con cui sfioro l’argomento l’1% del tempo e che probabilmente, in passato, ero io quella che iniziava il discorso, forse anche perché in casa mia se n’è sempre parlato tanto. A volte anche in senso negativo, come giustificazione del fatto di non essere a dieta.
Ieri mi è giusto capitato di sentire una bellissima ragazza che raccontava al suo collega di come la quarantena avesse lasciato i suoi strascichi e di come si doveva occupare della cosa. Il collega ha cercato di rassicurarla del fatto che non sembrasse proprio così e lei ha risposto: “Lascia fare che io conosco il mio corpo e la ciambella intorno alla vita che ho, e la prova costume è dietro l’angolo”. Ho continuato a traballare sui tacchi a testa bassa, mentre mi mordevo forte le labbra, pensando quanto male ci facciamo.
Perché una ragazza così bella non solo si preoccupa dei pochi chili presi in quarantena ma addirittura decide di parlarne agli altri, come per giustificarsi di non essere perfetta? Perché ogni donna di ogni taglia ed età è così ossessionata dall’idea della dieta da pensarci anche quando non la sta facendo e quando non ne avrebbe bisogno (secondo gli standard ora imposti)?
È facile dire che succede perché le donne sono frivole, che pensano solo ad apparire, che lo fanno perché vogliono conquistare gli uomini. Insomma, tutti i discorsi superficiali e maschilisti che si sentono in giro.
Non è così: innanzitutto partiamo dal concetto che, se pensiamo una cosa, in un modo o nell’altro siamo state influenzate dalla società, dai genitori, dal mondo in cui viviamo. Perché se crescessimo su un’isola deserta come in Laguna Blu, non rivolgeremmo nemmeno un pensiero a questi argomenti. Perché questo pensiero ci si è così tanto radicato? Ed è qualcosa che ha un intento?
Beh, anche se non c’è un grande capo cattivo che ha deciso che tutte le donne devono essere insoddisfatte del loro aspetto di modo da spendere tempo e soldi per prodotti dimagranti, creme, diete, sport punitivi, vestiti e magari anche interventi chirurgici, ci sono tante persone a cui tutto questo fa comodo. C’è però una cultura della dieta, un sistema di credenze che si sono instillate nel nostro cervello e che ci fanno credere che sia giusto comportarci in un certo modo. Ho trovato molto ben fatto questo articolo che spiega nel dettaglio il concetto, io vi traduco i suoi punti e ve li commento.
La cultura della dieta:
- Adora la magrezza e la rende equivalente alla salute, così da far credere che se non sei magra allora sei inguaribilmente rotta. Questa idea ci si è annidata così tanto nella testa che, vedendo una persona magra, diamo per scontato che sia sana mentre una in sovrappeso no. Magari invece la prima ha una grave malattia autoimmune e la seconda sta benissimo. La realtà è che non possiamo saperlo e generalizzare non serve a niente.
- Promuove la perdita di peso garantendoti di ottenere uno status migliore, in modo da farti investire un sacco di tempo in questo processo che in realtà non ha nessuna garanzia di migliorare la tua vita in ambienti non correlati al peso. Ci siamo abituate a vedere la più carina e magra che ottiene il ragazzo più bello della scuola (che magari è uno stronzo o un misogino), che fa la protagonista di ogni film e crediamo che quello ci renderà la vita migliore. Ma se è vero che esiste il Thin Privilege non è assolutamente vero che, dimagrendo, saremo felici e tutti i nostri problemi spariranno.
- Demonizza certi modi di mangiare privilegiandone altri e rendendoti sempre vigile su quello che mangi – il tutto corredato da senso di colpa – senza sviluppare il tuo piacere e la tua possibilità di scelta. Perché mangiare “sano” va benissimo, ma non va affatto bene non ascoltare te stessa, il tuo corpo, la tua fame altrimenti poi ti ritrovi a mangiare quando non hai fame. Fidati del tuo corpo, e spero presto di approfondire l’argomento dato che è uno dei problemi che sto risolvendo proprio adesso.
- Opprime tutte le persone che non corrispondono alla sua presunta immagine di “salute”, che danneggia le donne, le persone trans, le persone con corpi più grandi, le persone di colore e le persone con disabilità, compromettendo la loro salute sia mentale che fisica. E no, se ancora pensate che insultare qualcuno che non corrisponde alla vostra immagine di salute possa far bene, beh, magari ci vuole un ripasso di empatia.
Il fatto che sia una cultura significa che è intorno a noi e in parte siamo noi stessi a crearla, con i nostri discorsi, con le nostre scelte alimentari, quando scegliamo cosa comprare o cosa ordinare al ristorante e quando preferiamo un film piuttosto che un altro.
Alimentandola non facciamo che alimentare un sistema a cui fa molto comodo che le donne, in particolar modo, si dedichino così tanto al loro aspetto e al dimagrimento, spendano così tanti soldi in tutto questo. E anche se hanno un po’ smesso di dirci che dobbiamo dimagrire altrimenti “facciamo schifo”, adesso ci dicono che dobbiamo farlo per il nostro bene. Il punto qui non è se sia giusto o meno dimagrire, così come non è giusto o meno bersi una birra, il problema è quando quella birra diventa la ragione della tua vita, la ragione per cui tu sei felice, il motivo per cui pensi tutto il giorno a come procurartela e il fatto di vivere in un mondo che ti dice che devi berne il più possibile per essere cool.
Una birra non fa male a nessuno, una dieta nemmeno ma una cultura della dieta come una cultura dell’alcolismo, sì. Non c’è niente di male se in un certo momento della mia vita decido di perdere peso, ma se passo tutta la vita con questo desiderio e se questa eterna ricerca occupa il 70% dei miei pensieri, influenza il rapporto che ho con il mio partner, i miei amici, i miei figli – passando anche a loro il concetto che saranno felici solo dimagrendo, che il processo di dimagrimento è un segno del bene che ci vogliamo, anche quando non è necessario e invece danneggia te e gli altri (anche “solo” dal punto di vista emotivo) – allora le cose sono diverse. Ed è così che stanno le cose adesso.
Spero che sia chiaro l’intento del post e vi assicuro che ogni commento “eh, ma la salute” non verrà pubblicato perché è proprio quello che la cultura della dieta ci vuole far credere. Lo ripeto, non c’è niente di male in una dieta e non c’è niente di male in una birra, ma la diet culture invece governa tutta la nostra vita.
Come uscirne? Iniziando a smettere di “parlare” di dieta.