Osman |
“Piacere, mi presento: sono il Vestito a Sacco.
Di solito quando parlano di me usano epiteti più nobili: tunica, abito dritto, talvolta anche tubino, per quanto sia sbagliato, il tubino è più attivato di me. Descrivermi è abbastanza semplice, sono tessuto senza forma, che cade dritto, posso arrivare fino alle ginocchia o salire sempre più verso l’inguine. A volte ci arrivo così vicino che mi chiamano maglietta-vestitino, ma in realtà sono sempre io. Non sono svasato ne svolazzante, non sono avvitato nemmeno un po’ e le cuciture mi attraversano solo da sopra a sotto. Se cercate stupide atmosfere romantiche, non chiedetele a me.
Non mi ricordo molto bene la mia infanzia, se non che ero più grasso e rigido, la versione dritta dell’Abito a Trapezio, ma non ero molto popolare. Ora invece non c’è stilista che non mi disegni, invado le passerelle e i negozi. I materiali di cui sono fatto sono i più diversi, ma solitamente mi cuciono con un tessuto leggero e impalpabile, che sia seta o poliestere. Alcune volte decidono che sono troppo semplice e mi aggiungono balze, applicazioni e qualche nastro. Non mi piace quando lo fanno, mi sembra di essere la brutta copia di me stesso. In più trovo che mi ingrassino, non vi sembra? Sono ossessionato dalla magrezza dall’infanzia, voglio che sia evidente quanto sono diverso dall’Abito a Trapezio. C’è un po’ di rivalità tra di noi, e lui è sempre così disponibile e solare che mi da i nervi. Certo non quanto tutti quegli abiti avvitati con grandi gonne a ruota che mi si avvicinano in passerella, non capisco chi si credano di essere, e perché non si vergognino a girare con tutta quella stoffa. Ma torniamo a parlare di me.
Jo No Fui |
Ho un brutto carattere, non mi è difficile ammetterlo, sono esigente e sono assai critico. Sono fatto così, ed è per questo motivo che dono a poche. Dono solo a quei corpi che sono magri, privi di curve, sedere piatto seno quasi inesistente, sono così le persone con cui vado d’accordo. Ma non sempre mi è sufficiente, se per esempio ci sono le ossa del bacino che spuntano, mi indispettisco, non mi piace che si vedano e mi rovinino la linea. Da quando vado così di moda poi il mio carattere si è fatto ancora più aspro, ma non è colpa mia. Visto che gli stilisti puntano tantissimo su di me, a volte quasi esclusivamente su di me, spesso molti corpi, davvero sotto il mio standard, mi desiderano. Potrei sopportare la cosa, potrei starmene bravo bravo e accettare che è il risvolto della medaglia della fama. Ma proprio non ci riesco. Così quando una donna con qualche curva mi prova do il peggio di me: mi aggrappo al seno e faccio le pieghe, mi tendo sui fianchi quasi volessi rompermi, inizio a volteggiare in vita come un capo sgualcito. Basta che quel corpo abbia qualcosa che non mi piace, anche solo un filo di pancia, che mi aggrappo e urlo finché tutti non l’hanno notata. Talvolta capita, molto più spesso di quanto vorrei, che anche dopo il mio pessimo comportamento la mal capitata si intestardisca e decida di portarmi a casa, magari perché sono in saldo, magari perché ha deciso di mettersi a dieta, e allora divento una belva. Aspetto paziente nell’armadio, progettando vendetta, la guardo male ogni volta che lo apre, perché so che anche se perdesse i chili che desidera non è stata fatta per me. Se sono fortunato dopo un po’ spunta la figlia, in età preadolescenziale e con il corpo non ancora formato, quando la mamma la scopre mentre mi indossa cerco allora di essere più stupendo che mai, di modo che capisca che non mi avrà mai.
Sono così, se mi conosceste meglio mi evitereste, sono come quell’amica stronza che avevate al liceo, che esagerava le vostre affermazioni e le spifferava a tutti, quella con la sindrome di Beautiful. Avete un difetto? Io lo esalto e vi umilio di fronte alle amiche. Avete ancora voglia di comprarmi?”
Bluegirl |
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