Oggi ho deciso di fare coming out, mi sono impegnata molto in questi anni a mantenere la mia vita sul blog separata dalla mia vita quotidiana, e sarà ancora così, ma non mi sembra che abbia più senso nascondermi dietro un dito per quanto riguarda il mio lavoro, e mi fa piacere condividerlo con voi, che mi siete state così vicine nella vicenda della settimana scorsa.
Il mio lavoro è parte di quello che sono, è una cosa che mi definisce, e anche se io decidessi di mollarlo per fare solo la blogger/scrittrice/boh resterei comunque… un ingegnere.
Molte di voi lo sapevano già, non ne faccio mistero con chi mi contata in privato, e me lo sono lasciato scappare nell’
intervista con il Secolo XIX così che è finito in prima pagina, ma non l’avevo ancora mai scritto sul blog.
Il motivo è semplice, ho visto la faccia che fa la gente quando lo dico, i pregiudizi sono ben radicati: un ingegnere non può essere esperto di moda, e una che scrive di moda non può essere un bravo ingegnere. Ma i pregiudizi sono appunto solo pregiudizi, io sono entrambe le cose, equamente, non potrei mai rinunciare ad essere una delle due.
Ho fatto Ingegneria Civile, e la specialistica in Ingegneria delle Costruzioni, per chi non lo sapesse è la facoltà che ti prepara alla progettare tutte le costruzioni, dalla casetta in pietra con tetto in legno, al ponte sullo stretto di Messina. In soldoni si dice che l’Architetto progetta ciò che è bello, l’Ingegnere Civile ciò che non crolla, l’Ingegnere Edile sta nel mezzo. Era la facoltà per me, non ci sarebbe stata una facoltà più azzeccata per me, mi piaceva tutto, mi piacevano anche gli esami di matematica, mi piaceva il fatto che ci fossero tanti esami diversi, e devo ammettere che la mia dislessia, che si accompagna a una ottima memoria, mi ha aiutato molto.
Quella facoltà mi ha aiutato a diventare ciò che sono, a trovare la mia sicurezza, ha plasmato la mia mente nel modo in cui ora mi consente di essere il più precisa possibile quando scrivo un post, ma soprattutto mi ha aiutato a non perdere due grandi passioni, la lettura e la scrittura. Ho visto tante amiche ingoiare tomi di diritto o anatomia e non trovare la forza nemmeno di leggere I love shopping, io invece, dopo un pomeriggio a calcolare integrali tripli, trovavo conforto nelle parole.
Mi sono laureata nel 2009 e ho iniziato a lavorare in uno studio a Partita Iva, Partita Iva finta, ne avete mai sentito parlare? Praticamente tu lavori pagata a ore (meno della donna delle pulizie), non hai ferie, né malattia, né assicurazione infortuni, vieni pagato ogni 6-4 mesi, ti sobbarchi tutte le tasse e versi i contributi di tasca tua all’inarcassa (soldi che se poi passi all’imps devi pagare per recuperare) e se vogliono ti mandano via domani senza nemmeno una pacca sulle spalle. Praticamente non c’è forma lavorativa peggiore, sarebbe meglio in nero, dopo ci sono solo gli schiavi di Django. Trovate molto sul sito, IVA sei Partita.
Scrivevo già per il blog quando ho cambiato lavoro, è stata una scelta dura, perché nonostante tutto, e i capi maschilisti, ci stavo bene e sono restia ai cambiamenti, ma è stata la scelta giusta per tutto.
Il mio lavoro mi piace molto, ogni tanto mi arrabbio perché non mi lascia abbastanza tempo da dedicare al blog, ma quando lo faccio mi piace tanto. Sono in un piccolo studio, che arranca un po’(tanto) nella crisi, ma la cosa che amo di più è che ci occupiamo di varie cose, dall’industriale alle nuove costruzioni, facciamo gare per appalti pubblici (e perdiamo sempre), adeguamenti sismici, collaudi, consulenze alle cause. La parte che mi piace di più però, è quella che mi obbliga ad abbandonare la gonna, andando a fare sopralluoghi e rilievi, e quindi mi devo infilare in posti assurdi, facendomi sentire tanto Indiana Jones.
Nonostante questa rivelazione lo so che le persone sono complicate, e quindi, quando chiederanno ad Anna Venere che lavoro fa, continuerò a rispondere più geneticamente: “Lavoro in uno studio di progettazione” che è vero. Ma io sono un Ingegnere, e ne vado molto fiera.