Chi: Francesca
Segni particolari: basso indice di “femmefatalità”, (ha già scritto “La Donna a Mela nell’Arte“)
Nemici: i prepotenti
Amici: chi pensa con la propria testa ma sa comprendere gli altri.
Forma: mela a 8.
Odio: il freddo. Sentirmi in gabbia.
Amo: il mare, il sole tra le foglie, le idee, le storie.
Amerei: un mondo a misura di donna.
Missione Femme Fatale: Avventure di una Mela sulle tracce di una Clessidra
Avete mai seguito un corso di teatro, o partecipato a una recita scolastica? Quando arriva il momento dell’assegnazione delle parti, è come aspettare una radiografia della propria anima. Una parte assegnata è una sfida a trovare dentro di noi qualcosa che mai e poi avremmo pensato che potesse esserci.
Era un momento molto elettrizzante per tutti. Il testo includeva una ventina di parti, e a me, tra questi venti personaggi, è capitato proprio quello che mai, proprio mai, mi sarei aspettata. Sono una ragazza piuttosto timida, anche se ho i miei sprazzi di euforia, riflessiva, ingenua, distratta, scettica, polemica. Praticamente Bridget Jones.
Ecco, a questa Bridget Jones assegnarono la parte della femme fatale: di una attrice molto bella e volitiva, esuberante, geniale nel suo mestiere e con un debole per gli uomini, una donna che non può resistere dal cornificare, più e più volte, il suo marito tormentato ed idealista, che vorrebbe fare di lei la mogliettina perfetta, oltre all’attrice vulcanica che già è. Bridget Jones per prima cosa scoppiò a ridere in faccia alla regista. “Io? Ma sei sicura?” “Ma sì, ti devi svegliare! Io ho visto che dentro di te c’è una vamp nascosta.”
Troppo stupita per replicare e solleticata dalla sfida, Bridget accettò.
E così Bridget si apprestò a trasformarsi in una femme fatale di prima categoria, di nome Rosa. Il lavoro sulla parte procedette, il personaggio prendeva forma e Bridget le si affezionava, ma… arrivò il momento di decidere i costumi. Costumi un po’ retrò, diciamo tra gli anni ’50 e ’70, la regista voleva tutte le donne in gonna, rigorosamente oltre il ginocchio.
E qui iniziò il bello.
Io, cioè Bridget, cioè Francesca, cioè una mela a 8 di un metro e settanta per sessantasei chilozzi, dovevo assumere le sembianze di… non una clessidra, ma La Clessidra! Una Super-Clessidra!
Ero divertita, ma perplessa e molto dubbiosa. Avrei dovuto mettermi a dieta? Ma così la mia pancia sarebbe rimasta lì dov’era, e in compenso tette e fondo-schiena sarebbero spariti, senza contare che sono una schiappa a seguire le diete. Amo mangiare, sì, e contare grammi e calorie mi porta all’esaurimento nel giro di pochi giorni. Indossare dell’intimo modellante?
Non mi sarebbe bastato un corsetto trita-costole, per avere una vitino da Clessidra!
Ma la regista era speranzosa e mi disse: “Ma guarda che sei bellissima, vedrai, ho già un vestito per te!”. Intanto tirava fuori un abito anni ’50, molto carino ed anche della mia non piccola misura, rosso con piccoli pois bianchi, gonna a ruota sostenuta da sottogonna in tulle, corpetto aderente e scollo all’americana. Un vestito splendido, per una pera. Infatti la regista è decisamente una pera, sia nel fisico che nel modo di vestire.
Mi provai il vestito, ma ovviamente il poverino su una mela cascava male: la gonna si gonfiava tutta sul davanti e nel complesso mi faceva assomigliare alla fatina Fauna.
Tra facce perplesse e divertite, sono andata a togliermi il vestito, con una certa soddisfazione, sapevo che non sarebbe andato bene: sono una mela a 8, io, mica una clessidra, e tanto meno una pera. Il personaggio, per essere credibile, doveva avere un aspetto sexy, di conseguenza, mi serviva un vestito che mi stesse bene.
Detto fatto, sono tornata a casa e mi sono messa a cercare su Internet. Purtroppo però i modelli anni ’50-’60 che trovavo erano o inadatti alla mia forma (gonne a ruota), o troppo corti e non abbastanza femminili (abiti a trapezio). Che fare? Scrivere ad Anna! E lei mi ha risposto suggerendomi alcuni modelli che potessero dare ad una mela a 8 una certa sembianza da clessidra sexy. Ce n’era uno rosso, in particolare, che mi piaceva molto.
L’ho proposto subito alla regista, che lo ha apprezzato, ma scartato, perché la sua gonna stretta avrebbe impedito certi movimenti sulla scena.
A questo punto non rimaneva che giocarmi la carta-armadio, ma, come si può immaginare, l’armadio di una Bridget non è esattamente identico a quello di una Jessica Rabbit!
Avevo bisogno di idee e mio fratello mi ha suggerito di ispirarmi ai costumi del film American Hustle. E infatti Amy Adams, in una scena di quel film, ha un bellissimo “wrap dress” verde, sexy e non troppo moderno.
“Perfetto!” ho pensato “è il mio modello preferito!” Ho tirato fuori due abiti con incrocio e fascia sotto il seno, uno rosso e l’altro rosa shocking, lunghi fino al ginocchio. Più lunghi non ne ho, da brava mela.
Certo, un abito “a vestaglia” non è proprio il modello più sensuale che esista, ma almeno quello mi avrebbe donato abbastanza da rendere credibile il ruolo da femme fatale.
Eppure… entrambi gli abiti erano troppo corti.
A questo punto Bridget si avvilì. Si sedette sul divano a mangiare gelato e sentirsi brutta, brutta e condannata al ridicolo davanti a centinaia di occhi. Chi mai avrebbe potuto prendere sul serio questa irresistibile Rosa, se impersonata da una ragazza bruttina, cicciottella e vestita con… non si sa neppure cosa?
Già mi vedevo infagottata nel vestito rosso a pois con la gonna troppo gonfia e le bracciotte cicciotte impietosamente in vista.
Intanto continuavamo a fare le prove e tutto il resto filava abbastanza liscio, ma due settimane dalla messa in scena, tutti avevano i propri costumi, tranne me.
Rassegnata, ho detto che per me sarebbe andato bene anche un abito anni ’50 come il primo che avevo provato, non importava che mi stesse male, se era l’unica soluzione, l’avrei indossato ugualmente e cercato di rendere credibile il tutto.
Quel giorno avevo indosso un paio di jeans aderenti scuri.
La sera, mentre mi arrovellavo ancora e ancora, la regista mi ha scritto: “Ho visto che hai delle belle gambe e che stai molto bene con gli skinny”. Si era accorta che sono una mela! “Perciò ho deciso che dovrai vestirti come Sandy di Grease, però senza giubbotto e con la cintura rossa. Hai qualcosa del genere a casa?”. Lampo di gioia! Ma certo che ho qualcosa del genere!
Non sapevo come ringraziarla. Ho preso leggings e magliette nere dall’armadio e li ho portati alle prove: un incanto. Finalmente la mia Rosa, la vamp, la Jessica Rabbit della situazione aveva un costume e un corpo.
Come per miracolo, sono riuscita a trovare anche un paio di scarpe rosse con il tacco del mio, anche questo non piccolo, numero 41/42, una bella cintura rossa e sono partita all’attacco.
Quando ho provato tutto l’insieme, i ragazzi sono rimasti di stucco. Mi guardavano con avidità, come se fossi stata davvero Rosa. Mi sentivo potente, ero come posseduta dalla Super Clessidra.
Quando siamo andati in scena, molti amici, mi hanno riconosciuta solo a spettacolo finito. Una mela a 8 ,timida e imbranata, aveva dato corpo ad una clessidra sexy, e come aveva fatto? Con un costume che metteva in risalto le gambe della mela a 8, minimizzava pancia e braccia ed enfatizza il punto vita. Un costume che dona alla mela a 8 e la avvicina alla clessidra.
Morale della favola? Se sei Bridget Jones e per una sera devi somigliare a Jessica Rabbit, non rubare il vestito a Jessica. Prendi il tuo e… mettici il turbo!