Se avessi letto Guida all’eleganza di Genevieve Antoine Dariaux quattro anni fa probabilmente non avrei mai aperto questo blog, oppure l’avrei intitolato “Genevieve Rules”. Lo sapere, ho deciso di aprire un blog perchè non ero d’accordo con quello che leggevo nei libri di moda e sulle riviste, credevo che si mancasse di relismo e di buonsenso, si ripetessero solo le stesse cose così a lungo da finire per crederci. I legginsg sono pantaloni, i boyfriend jeans donano a chi ha le curve, il tubino nero è un must have, idiozie inventate da chi deve vendere che a lungo andare ci facevano odiare i vestiti.
Ho scoperto il libro di Madam Dariaux leggendo Eleganza di Kathleen Tessaro, un chick lit abbastanza piacevole ambientato a Londra, che ha avuto tanto successo da consentire al libro del 1964 di essere ristampato. Il libro si trova solo in inglese, e quindi mi ci è voluto un po’ di tempo per raccogliere il coraggio per acquistarlo. Con mia sorpresa si tratta di un inglese abbastanza semplice da capire, e piano piano il mio vocabolario di termini “fashion” si sta ampliando.
La prima cosa che ho pensato, dopo ave letto poche pagine di questo libro è stata che finalmente stavo leggendo un testo che trattava i vestiti con buon senso, con ragionevolezza e coerenza. Mi sono ritrovata anche a ridacchiare leggendolo, trovandomi perfettamente d’accordo con le considerazioni di una donna che scrive cinquant’anni fa.
Il libro, tratta ogni argomento e capo in ordine alfabetico, da anche qualche piccolo consiglio sulle forme del corpo, ma soprattutto risponde appieno alla promessa che fa nel sottotitolo “For every woman who wants to be well and properly dressed on all occasion” (per ogni donna che vuole essere vestita bene e appropriatamente per ogni occasione). Il che non significa che è un susseguirsi di “occasioni d’uso” relativamente improbabili, tutt’altro, nonostante sia stato scritto in un periodo in cui le donne tendenzialmente si cambiavano almeno tre volte al giorno e che indossavano per lo più tailleur, da davvero gli strumenti per imparare a vestirsi bene.
Quello che mi ha colpito di Madame Dariaux è che capisce davvero l’animo delle donne: most woman, in order to be sure of not making a mistake, prefer to dress like everybody alse in the most banal manner (molte donne, per essere sicure di non fare errori, preferiscono vestirsi come tutte le altre nel modo più banale), ecco la nostra paura dei vestiti, ben capita e chiara.
Ci troviamo d’accordo anche sullo stesso concetto di colore base, così tanto che quasi mi sono spaventata nel leggerlo It is often practical to select a basic colour for each season. It might be beige, navy blu, grey or balck and white checks for the spring; black, brown, dark grey or dark green for the winter. (È pratico selezionare un colore base per ogni stagione. Potrebbe essere beige, blu navy, grigio o a scacchi bianchi e neri per la primavera; nero, marrone, grigli scuro o verde scuro per l’inverno.)
Si percepisce anche la sua disapprovazione quando di parla di peso, infatti negli anni 60 iniziava la moda del “magro magro in modo assurdo”: Slimming is practically a new religion. (Dimagrire è praticamente una nuova religione.)
Si lancia anche in una “arringa” contro le commesse delle grandi case di moda (stiamo parlando di haute cuture non di zara), che vogliono vendere a tutti i costi abiti anche se non donano alla cliente, that never stop to consider the disastrous publicity represented by badly dressed customers. (che non si fermano a considerare la pubblicità disastrosa che una cliente mal vestita rappresenta).
Ma c’è molto di più in questo libro, di quello che possa restare in un solo post, e che si può riuscire a tradurlo. Certamente se l’inglese per voi non è uno sconosciuto vale davvero la pena di acquistarlo, e dedicarsi se mai alla lettura con a fianco un dizionario.