Non ve l’ho mai detto, ma io sono cresciuta con dettami calvinisti. No, non calvinisti davvero, ma diciamo che a prescindere dalla disponibilità economica mi è stato insegnato che i soldi è meglio risparmiarli che spenderli, che il cellulare si cambia solo se è proprio sotto, e che il pane fresco si mangia solo quando quello secco è finito (e quindi anche quello fresco diventa secco).
Sono cose che ti entrano dentro da bambini e che non puoi completamente stravolgere se non forzandoti e sentendoti in colpa subito dopo. Siamo genovesi, siamo risparmiosi e io ci aggiungo la mia innata prudenza che mi fa acquistare qualcosa solo se sò che la sfrutterò al massimo.
Poi però succede che ti innamori, non di un’altra persona, ma di qualcosa, la cartoleria, i viaggi, i vestiti, le auto, qualcosa che fa scattare in te un senso i desiderio, anche ingiustificato e molto consumistico più forte del tuo calvinismo innato e i dettami di bambina vengono un pochino accantonati. Un pochino, mai del tutto, come appassionata di trucchi sarai quella che compra un rossetto solo se le piace, non perché l’ultima novità, prova tutti i primer in commercio prima di acquistarne uno di Dior, e cerca sempre di puntare alle offerte.
Da brava calvinista sono un’amante della moda low cost, delle grandi catene che rendono tutto facile, ti basta girare 4 negozi per aver visto quello che c’è da vedere, i prezzi sono sempre abbordabili, e consentono a tutti di cambiare look ogni volta che lo desiderano, con una giacca di pelle da 26€ o un jeans skinny da 19,90. I low cost non solo ci ha aiutato tutti a sentirci uguali a livellare le differenze economiche, ma io li consiglio sempre nel momento in cui si sta affrontando un cambiamento, si vuole provare uno stile più romantico, iniziare a introdurre i colori, smettere di avere paura delle gonne, perché si rischia meno.
È ovvio che comprerò più a cuor leggero una gonnellina a ruota se costa 20€,anche se ho paura di non indossarla potrò concedermi l’acquisto e una volta nell’armadio magari avrò il coraggio di indossarla ogni tanto. Se invece puntassi subito alla gonna made in italy da 120€ per prima cosa rimanderei l’acquisto senza darmi la chance di provare qualcosa di nuovo, e in seguito se una volta acquistata capissi che sì mi sta bene, ma a me piace uno stile meno romantico e più gipsy e che l’ho acquistata quando non avevo ancora le idee tanto chiare su di me.
Però, c’è un però, che a un certo punto nella vita di ogni donna che cerca se stessa e alla fine si trova arriva sempre. Il low cost ha i suoi lati negativi, da quelli più frivoli, essere vestite uguali ad altri è un attimo, che più importanti, ma queste cose quanto costano davvero, chi sta pagando? E questo però mi è apparso chiaro davanti agli occhi ascoltando Marina Savarese alla presentazione del suo libro “Sfashion” del quale ho scritto un piccolo capitolo. Perché come diceva Marina non c’è solo bianco o nero, non c’è solo vestirsi sempre da H&M o soltanto farsi gli abiti e comprare da negozi super certificati made in italy, come con la dieta, c’è chi riesce a nutrirsi solo di cibi sani e verdure di stagione, e chi vive di minestrone surgelato e cibi precotti, poi c’è anche chi ama andare dal ortolano a comprare la frutta fresca, ma anche mangiare un hamburger e patate fritte.
Quindi per comprare meno, e meglio, non significa smettere di comprare low cost, significa comprare solo se una cosa ci piace moltissimo, e ci serve, ma anche pensare che potrei comprare due magliette in meno, ma prenderne una più bella e artigianale. Per fare questo però come in ogni cosa ci vuole tempo, e fatica, ma i cambiamenti come vi ripeto sempre ai miei corsi, non sono istantanei, sono lenti, misurate e anche con tanti passi falsi. Io qualche passo giusto l’ho già fatto, trovando una ragazza che fa bellissime gonne con stoffe super originali, e ricevendo in dono a Natale la macchina da cucire. È una delle cose che aggiungo come proposito del 2017, voi avete fatto l’elenco dei vostri propositi stilosi?