In questa società moderna fatta di cartelloni pubblicitari e telefilm irrealistici il rapporto con il nostro corpo è diventato sempre più importante e sempre più difficile. Mi risulta impossibile credere che le donne cent’anni fa, impegnate a lavare i panni a mano e a crescere al giorno si preoccupassero di ogni minimo difetto fisico, ora invece sono le nostre paturnie a governare la nostra vita.
Ma deve restare così solo se glielo permettiamo, certo, dedicarsi a lucidare l’argenteria o a imparare una nuova lingua può essere una soluzione per non pensare alle nostre paturnie, ma oggi con voi vorrei vedere come provare ad affrontarle.
Due settimane fa vi ho chiesto di pensare a qualcosa di cui vi vergognate, qualcosa che vi fa soffrire. Vergognarsi di un difetto non significa solo che non ci piace, a me non piace il mio naso visto di profilo, ma non ci penso mai. Vergognarsi significa desiderare di non mostrarlo agli altri, sentirsi in colpa per essere così, e avere paura di ciò che gli altri possono dire se vedono la fonte della nostra vergogna. Significa modificare la propria vita in funzione di quel difetto, trovare escamotage per coprirlo e creare addirittura gestualità dettate dalla nostra vergogna.
Un enorme impiego di sforzo e fatica, un sacco di neuroni impegnati a dire: “se mi metto così si nota meno, se mi fanno una foto meglio se mi volto…”
Per quanto questo concetto di vergogna associato al corpo io lo trovi assurdo ancora non riesco a liberarmene del tutto. È assurdo vergognarsi di qualcosa che ci è stata data, che in parte è genetica mischiata a ormoni e a stress che governa la nostra vita, eppure non riesco a liberarmene e vorrei farlo con voi.
Vorrei che insieme a me scriveste, magari nel vostro diario dei complimenti, perché vi vergognante di questa cosa, da dove è nata questa vergogna, e quanta fatica ed energie investite per nasconderla, come modifica la vostra vita?
Io mi vergogno dei miei capelli radi e fini, se sollevo la frangia o arriva un colpo di vento si vede la cute e sembro pelata. Il giorno dopo che li ho lavati sto sempre attenta che la frangia sia dritta o si avvicinano tra loro in ciocche e la cute si vede di più.
Questa vergogna mi fa fare le seguenti cose:
- Non mi concedo di mettermi il cappello, che tanto adoro, se non il secondo giorno quando so che non lo toglierò fino ad arrivare a casa, se no si sporcano di più. Anche se ho freddo alla testa e rischio di farmi venire mal di testa.
- Ho una gestualità ben precisa che sono due movimenti per sistemarmi la frangia ogni volta che un colpo di vento la sposta, tirandola in avanti con la mano e separandola con le dita.
- Non posso andare in motorino, Genova è la città delle due ruote ma a me basta fare un breve tragitto con il casco che i capelli si appiattiscono e si vede la cute anche se sono puliti.
- La mia vita è programmata in base ai miei capelli, se il mercoledì della settimana seguente ho un impegno importante scagliono i giorni della settimana lavandomi i capelli quel giorno. Perché puliti puliti durano solo 24 ore e se non sono più che puliti la cute si vede di più.
Nessuno mi ha tormentato per questo difetto, non ho questa sensazione di vergogna perché è associata a qualche brutto avvenimento ma è una cosa più profonda, come se ancora ora avessi paura di come gli altri vedono questo mio difetto.
Questo difetto però è parte di me e non cambierà, mai! Come le ossa dei miei fianchi non si rimpiccioliranno mai non avrò mai i capelli folti. Magari per certi periodi potranno stare un po’ meglio e io faccio molti sforzi per prendermi cura di loro, ma è assurdo che io passi la vita a piangere o a torturarmi perché sono nata con i capelli fini. Il vento mi sposta i capelli, divide la provvidenziale frangia in due e gli altri mi vedono la cute, quindi? Succede qualcosa? Cosa possono pensare di me? Ma soprattutto mi guardano? Vedono davvero un cratere in mezzo ai capelli come sembra a me o esagero?
Forse l’unica soluzione è proprio quella, far vedere il mio difetto e vedere che non succede nulla. Sono pronta, sto scendendo dall’autobus scarmigliata, vediamo cosa succede. Volete provarci con me? Mostrare a tutti, per pochi minuti quella cosa che tanto vi fa vergognare? Uscire senza trucco per coprire brufoli e arrossamenti, girare in mutande per lo spogliatoio della palestra con cellulite, vene varicose o peluria a vista, farvi una foto di profilo sorridenti con il vostro naso ben in mostra. La vergogna non passerà automaticamente, ma voi le darete meno potere sulla vostra vita, e così facendo piano piano la riprenderete tutta in mano.