In una società che ti giudica perché hai un rotolino “di troppo”, ma non se rubi o cerchi di fare soldi fomentando le paure della gente è normale avere più paura di indossare un paio di shorts piuttosto che di quello che succederà con questo governo. Però noi nella società ci siamo per cambiarla, per dire quello che non ci piace e lottare per fare in modo che non accada più, non per restare inermi mentre ci tirano le pietre. Si lotta in tanti modi, c’è chi scende in piazza indossando gli shorts come ha proposto due anni fa Veronica Benini, e chi decide di accorciare l’orlo della gonna longuette di un centimetro alla settimana, non importa quanto velocemente avverrò il cambiamento l’importante è fare dei passi perché accada.
Magari qualcuna di voi potrebbe venire a parlarmi di “buongusto” dirmi che c’è chi “non si può permettere” certi capi, oltre a rimandarvi ad alcuni post dove ho già affrontato certi argomenti vorrei farvi riflettere su una cosa. Io ho un fisico a pera, fianchi che sono passati da una circonferenza da 112 a 105 ma che sono comunque ben grandi, con un bel po’ di cellulite, culotte de ceval aumentate da uno strappo muscolare che mi feci a 14 anni, e carnagione chiara. Potendo scegliere indosso una gonnellina svasata poco sopra il ginocchio, o un paio di shorts che terminano sotto le mie culotte de cheval, potendo scegliere. Ma mettiamo il caso in cui io non possa scegliere, che debba indossare una divisa composta da un costume rosso alla baywatch perché lavoro come bagnina in una piscina comunale. Perché dovrei sentirmi a disagio, perché dovrei sentirmi giudicata, perché dovrei sentirmi insicura solo perché espongo agli occhi dei passanti un corpo che non somiglia a quello dei cataloghi di calzedonia? Non sono a una competizione di bellezza, mentre faccio il mio lavoro o anche solo mi godo il sole sulla spiaggia la bellezza o la mollezza del mio fondo schiena non ha nulla a che fare con quello che sto facendo, non ha niente a che fare con me, con il mio valore come persona, come professionista o come amica.
Eppure crediamo che sia così, se una persona è bella allora va bene, ha vinto, ha superato l’esame di ammissione alla vita, quello che tutte noi cerchiamo di superare ogni giorno. Attenzione però è un esame che bisogna ripetere ogni 6 mesi almeno, quindi non pensate di lasciarvi andare, non ingrassate nemmeno se avete avuto un bambino, non smettete di dedicare il 50% dei vostri pensieri e delle vostre ore libere alla preparazione per questo continuo esame.
Esame che si fa più difficile in estate, quando fa caldo e il desiderio di scoprirsi è tanto, ma non tutti ci riescono. Non ci riescono perché “ho le gambe pallide, ho le vene varicose, ho un ginocchio storto, la cellulite, le braccia grosse, la pancia, l’addominale poco tonico” le ragioni per non scoprirsi sono tante e più ci pensiamo più ce ne vengono in mente, le inventiamo addirittura inconsapevoli di come sono i corpi delle persone accanto a noi ma sempre a fissare quel catalogo di Calzedonia con modella 19 enne ritoccata a photoshop. Le ragioni per non scoprirsi sono tante, quella per farlo è una sola, quell’esame, quello di bellezza di ammissione alla vita non esiste, ma se noi ci crediamo, ci convinciamo che sia davvero così allora lo rendiamo reale, per noi e per gli altri intorno a noi.
Immaginate domani di uscire di casa e non riuscire più a vedere i corpi delle altre persone, come sono vestite, quanto sono alte o che taglia hanno, se hanno le rughe o se sono abbronzate, per me è facile raffigurare questa eventualità, quando io ho l’emicrania ho alcuni punti del mio campo visivo che sono inesistenti, e che io proprio non percepisco. Cosa fareste? Cosa direste? Come occuperete il tempo che per tanto avete dedicato al superamento del fantomatico esame? Io certo dovrei trovarmi un altro lavoro e sarei ben felice di farlo, felice di vedere tante donne che non devono più preoccuparsi di come appaiono, di essere giudicate, di non sentirsi all’altezza di chissà che standard.
Ma ve lo dicevo all’inizio, le battaglie io non le affronto di petto, non penso che nessuna di noi sia ancora pronta per comportarsi come se davvero nessuno la vedesse, indossando il tubino rosso anche se ha un filo di pancia o la gonna anche se non ha fatto la ceretta, però penso che sia arrivato il momento di affrontare i nostri mostri e non subirli più. Quindi prendete quella voce che avete nella vostra testa, quella che vi dice che avete troppa cellulite, che le ginocchia vanno coperte perché storte, che senza trucco non potete uscire, e combattetela, ignoratela, rispondetele “Smettila, non hai ragione, io ora esco e vado a vivere la mia vita.”
Cosa vi impedisce di scoprirvi? Cosa vi impedisce di fare ciò che desiderate? Gli altri che commentano e giudicano? No in realtà siete solo voi stesse, ma insieme possiamo farcela.