La settimana scorsa mi è successa una cosa strana, così strana che mi ha fatto riflettere molto e ho fatto una diretta su Instagram per discuterne con voi.
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Sono stata contattata in privato da una persona che diceva di fare il mio stesso lavoro e in modo molto confuso e con un po’ di errori mi diceva che aveva notato che i miei capelli erano “sofferenti, sia a livello di diradamento che di styling” e mi proponeva di chiamarla accennando a una possibile collaborazione e di andare da lei in studio che ha la soluzione per me.
Non sto a raccontarvi tutto, ma vi aggiungo, come avrete già letto quando parlavo dei miei problemi coi capelli, io soffro di alopecia andro-genetica, sono in cura da una tricologa e questo è uno dei momenti in cui i miei capelli stanno meglio in assoluto.
La mia reazione a questi messaggi è stata molto brutta, è come se camminando per la strada uno sconosciuto vi approcciasse andando a infilare il coltello in una delle vostre peggiori ferite, che tenete coperta, che sta quasi quasi guarendo, che tutti i giorni vi fa un pochino male, e ci gettasse pure del sale sopra. Io mi sono sentita urtata proprio nel più profondo, attaccata senza ragione, posta di fronte ad uno dei miei problemi più antichi e soprattutto irrisolvibili come se tutti i progressi fatti non ci fossero e i miei capelli fossero 10 volte peggio di come sono adesso.
È successo a me e ho reagito, prima giustificandomi poi arrabbiandomi e infine constatando che i progressi non erano spariti erano tutti attaccati sulla mia testa.
Può succedere a tutte, perché c’è gente nel mondo che per lavoro o per hobby va in giro a dare consigli non richiesti a partenti, amici e anche sconosciuti. È quella vecchia zia che ti dice che non devi metterti le gonne perché hai le gambe grosse (eh allora?), quell’amico di infanzia che da quando hai 10 anni ti dice che devi dimagrire (meglio grassa che maleducata), quella collega che sindaca su quello che mangi (guarda nel piatto a tuo), la conoscente che inorridisce se prendi gli antibiotici (laureata in medicina per corrispondenza?).
Poi c’è anche chi fa un lavoro molto delicato come il mio, da cui le persone vanno per farsi consigliare quando hanno bisogno di aiuto per superare una difficoltà. Ci vuole un po’ di presunzione per fare la consulente l’immagine, bisogna credere di poter avere la risposta a tutto e di essere in grado di aiutare chiunque. Questa presunzione deve però essere soffocata da tanti strati di empatia, dolcezza e umiltà, per comprendere le difficoltà altrui e con molta gentilezza prospettare una soluzione. A me piace proprio questa parte del mio lavoro, quella in cui la persona di fronte a me si mette un po’ a nudo coi suoi problemi e io li accolto e li coccolo come se fossero dei pulcini.
Ma non tutti lavorano così e questo mi spaventa, ci sono persone come la signora che mi ha contattato che vanno avanti come un carro armato, che quando spieghi che no non chiamerai, che quello è un argomento delicato e che non l’ha approcciato nel modo giusto invece che fare un passo indietro premono sull’acceleratore. Poi buttano un po’ di fumo negli occhi e ti dicono ma senza spiegare veramente che devi andare da loro, che loro faranno il miracolo e che tutta la tua filosofia basata sull’accettarsi e amarsi è sbagliata, anzi è una teoria che ti sei costruita per giustificare il fatto che hai un problema che non puoi/vuoi risolvere. (WHAT!!?!).
La signora in questione (l’ho scoperto dopo studiando su internet perché lei non me lo voleva dire e non vi dico per chi lavora ovviamente) mi proponeva un trattamento che si chiama infoltitore, praticamente creano una protesi polimerica su cui cuciono capelli d’altri e ve la attaccano alla testa. Va più che bene per chi ha zone in cui i capelli non crescono più o quasi più, non nel mio caso. Avrebbe fatto più bella figura ad approcciarmi “Ciao, ho visto che nel tuo sito parli del fatto che hai l’alopecia androgenetica, vuoi venire qui a vedere come la risolviamo?” Magari ci sarei anche andata, magari ci avrei anche fatto un post perché penso che la divulgazione su questi temi sia molto importante, ma dopo il suo “no, non chiedere alla tua tricologa che ti scoraggia, vieni direttamente su!” (WHAT?!) se mai dovrò fare qualcosa del genere andrò dalla concorrenza.
E quindi si, c’è gente che fa questo delicato lavoro così, come se io andassi per la strada fermando le donne con un “Sai che sei vestita proprio malissimo per la tua forma del corpo, vieni da me e pagami che ti sistemo” se mi dessero un ceffone farebbero solo che bene. Io penso sempre che le persone fanno il meglio che possono fare in quel momento, se si accorgono di avere bisogno di aiuto, e hanno il tempo e anche lo spazio mentale per affrontare il cambiamento che ne consegue io sono felicissima di poterle aiutare. Ma se sono felici con la tuta over size o anzi se non sono felici nel loro abbigliamento, ma al momento non hanno le forze o la voglia di affrontare il problema chi sono io per andare a molestarle?
Tutto questo per dirvi che se ricevete questo genere di attacchi dovete difendervi, sono attacchi puri e semplici di chi nemmeno messo di fronte all’evidenza smetterà di colpirvi. Ma soprattutto di non farli a vostra volta, di mordervi la lingua se ve ne viene voglia e aspettate il momento che la persona accenna di sua spontanea volontà al problema, in quel momento sì potete proporre la vostra soluzione, ma sempre con un po’ di umiltà e ricordando che non conoscete mai tutta la realtà. Vi è mai capitato di ricevere questo tipo di consigli non richiesti? Come reagite di solito?