Oggi in pausa pranzo sono uscita per fare una ricognizione negozi. Il demone dello shopping non era con me, e quindi mi aggiravo con scarso interesse dalla Benetton osservando come tutto ciò che vedevo forse privo di colore e attrattiva.
A un certo punto una mini gonna di jeans ha attirato la mia attenzione, sia il colore scuro con qualche strappo che è il mio preferito, sia per le dimensioni talmente ridotte da meritare un’analisi. Ho preso in mano la prima e l’ho aperta, era certo talmente corta che avrebbe mostrato le mutande di chiunque, ma non è stato questo a lasciarmi senza parole. Era talmente piccola che ci sarebbe stata dentro forse una mia coscia soltanto. Ok, sarà una 36, di solito Benetton parte dalla 38 ma magari vuole rubare mercato a Brendy-Melville (che non caccia balene ma veste le adolescenti a cui lo sviluppo si è inspiegabilmente bloccato). “No, taglia 40! E la 44, la mia taglia come sarà?” L’ aperta: leggermente più alta della precedente. L’ho risistemata un po’ schifata, un po’ arrabbiata e inavvertitamente ho fatto cadere le prime due. “Questi ganci sono senza senso”, penso mentre stavo per chiamarmi per raccoglierle. Poi mi sono fermata. “No queste gonne non meritano di essere raccolte, il loro posto è per terra perché mi fanno credere che il mio corpo sia sbagliato”. E mentre me ne stavo andando Gwyneth Paltrow ha cominciato a cantare nelle mie orecchi: “Close enought to start a war, all that I have is on the floor, God only know what we’re fighting for” Si, mi sento battagliera!
Lo so, mi dispiace per le commesse che hanno dovuto raccoglierle, soprattutto per quella alta che è tanto gentile, ma è stato più forte di me!