Chi di voi non ha un’amica o parente a cui non abbiate mai rivolto questa frase? Ecco, è quella che mi sento dire da almeno 7 anni tutte le volte che esco a fare shopping. Prima le amiche, poi le commesse, poi tua madre. A un certo punto urli: stop e ti togli i vestiti e con rabbia affronti lo specchio… E sapete come ci si sente? Male.
Ci si sente male a essere sempre additata come qualcosa di anormale solo perché il tuo maledetto metabolismo non ti dà tregua e non ti fa mettere su nemmeno un filo di carne. E indovinate un po’? Non ti piaci. Non ti piaci perché non è solo perché porti una maledettissima taglia 40 significa che sei perfetta, donne capitelo! Quei maledetti numeri non significano niente!
Quanto, oh quanto ho invidiato da adolescente quelle belle ragazze coi fianchi morbidi e il seno generoso. Allora mi chiedevo e anche oggi, dopo che finalmente per la prima volta nella mia vita sfioro i 50 kg, mi chiedo: “Perché ancora non ci si ribella ai canoni della moda? Perché non si urla al mondo che siamo belle solo se stiamo bene con noi stesse? Perché non ci si scontra con le taglie 36 che non entrerebbero nemmeno a una bambina?”
Sapete, conosco la risposta a questa domanda: siamo fragili. È difficile ammetterlo, ma è così. E anche se mettiamo quel bel vestitino rosso e ci convinciamo a mostrarci di più, restiamo fragili e insicure. È così anche per una taglia 40. È così perché tutto ciò che circonda il mondo della moda esula completamente dalla realtà e allora ci sentiamo inadatte.
Oggi decido di condividere questo sfogo con voi perché davvero trovo ingiusto questo sistema. Non voglio sentirmi inadatta, non voglio pensare che i miei fianchi sono più di quello che dovrebbero essere e che il mio seno non viene contenuto nei vestiti. Non voglio dover comprare jeans taglia 46, sì quarantasei, pur avendo 87 cm di fianchi. Donne, prendete consapevolezza, aiutiamoci a capire che siamo belle, tutte sempre, che la cosa più importante è la salute, non la taglia del vestito e che tutte noi con le nostre forme (anche se non ci piacciono) siamo speciali. È anche grazie ad Anna che sono arrivata fin qui, e vi auguro di intraprendere presto questo cammino di consapevolezza.